15 dicembre 2007

Caro San Giuseppe,...

Caro San Giuseppe,
nei vangeli non ti si nomina granché e la tradizione rimanda di te un uomo muto e chissà perché vecchio. Ma in questo Natale penso a te e ti voglio scrivere a nome di tutti i "maschietti di buona volontà".
Sei un modello lontano dagli uomini e dai padri che oggi vanno per la maggiore. Non si narra di te che avessi muscoli palestrati o che ti ammazzassi così tanto di lavoro da non aver tempo di stare con Maria e Gesù. Sappiamo solo che c'eri. Come padre, come compagno, semplicemente c'eri.
Pensando ai padri assenti, ai mariti "di facciata", ai maschi vuoti, ti ringrazio perché ci ricordi continuamente un modo migliore, più vero e felice di essere uomini.
Nel tuo ricordo, un Buon Natale a tutti!

1 dicembre 2007

Non di sola pancia

"Bebè in arrivo"... e la meraviglia della vita porta una serie di scoinvolgimenti (anzitutto fisici, ma anche psichici) nella futura mamma. Il caratteristico pancione, insieme agli sbalzi umoral/ormonali, ai disturbi gastrici e a tante amene robine, ricordano alla madre, costantemente e in maniera innegabile, che la sua vita sta cambiando per sempre, dandole il tempo di prepararsi. Ovviamente, essere madri biologicamente non significa ipso facto esserlo psicologicamente: c'è bisogno di un processo di elaborazione, di una "nascita della madre" fondamentalmente di matrice culturale. Questo non significa che si possa essere "assolutamewnte pronte" a quello che realmente accadrà, ma, insomma, si può fare un buon lavoro preparatorio.
E il padre? Anche noi abbiamo bisongo di "nascere" come padri, ma abbiamo un piccola/grande fregatura: la comodità di non subire sconvolgimenti fisici ci può portare a trascurare il fatto che, in realtà, anche per noi tutto cambia. Anzitutto cambiano le relazioni e gli equilibri di coppia. Ce ne siamo accorti, vero? Ma come abbiamo reagito? La nostra compagna di vita sta cambiando, le sue attenzioni non sono solo per noi. Il nostro bambino interiore si sente un po' trascurato/geloso, dobbiamo abituarci ad una iniziale distanza dovuta al "rapimento emotivo" della futura madre. Cambiano i tempi e i modi della coppia, quelli del lavoro e quelli dell'intimità, che saranno molto diversi. Cambia la nostra stessa identità. Non spaventiamoci quindi se ci capita di provare talvota "senso di abbandono", smarrimento o rifiuto della realtà. Anche noi abbiamo nove mesi per metabolizzare tutto questo. L'importante è dotarsi di strumenti/occasioni adatti. E qui sorge il problema. Guardandomi in giro trovo pubblicazioni, siti, corsi pre-parto focalizzati (giustamente) sulla madre, poco o nulla per i papà. Per cui prendiamoci almeno quello che c'è: partecipiamo anche noi ai corsi pre-parto, ascoltiamo nostra moglie e le sue fantasie/emozioni/pensieri, diamoci dei tempi come coppia per parlare del nostro futuro di mamma e papà, prima che l'amorevole polpettina irrompa definitivamente, trasformando una coppia in una famiglia.